Alessandro Pagni, ventunenne di Prato, ha sviluppato ben presto la sua passione per la scrittura, per contrastare il dolore e dargli voce, definendola “arte catartica”. La sua emotività è stata preziosa per il percorso artistico, una virtù che lo ha portato ad essere quello che è oggi: una persona sensibile che sa esprimere le proprie emozioni, tanto da averle messe nero su bianco in due raccolte di poesie.

La prima silloge poetica che Alessandro ci ha presentato ad Arte proEmozione si intitola “Il viaggio”. Un’opera di maturazione che testimonia la sua liberazione dalla depressione, un percorso che lo ha condotto alla serenità. La rinascita nei confronti di una pressione sociale giudicante si trova proprio tra questi versi, in un’idea di essenzialità, nel viaggio interiore che attraversa i mostri e conduce fuori dall’abisso. Viaggio inteso come la meta per la felicità, affrontato con la pace nei confronti dei propri sentimenti. La ricerca delle proprie passioni e la realizzazione dei propri sogni è il punto di partenza, per poi proseguire spogli dalle vesti che non ci calzano a pennello e, infine, arrivare a conoscere chi siamo veramente.

L’amore per i classici e la scoperta dei viaggi insiti all’interno di essi, come quello che affronta Omero oppure Dante e Virgilio, ha portato Alessandro a riconoscersi nella sua essenza da poeta, sentendosi avvolto dalle pagine e soprattutto accettato. Durante questo viaggio tortuoso, ha trovato le risposte rivelate nelle sue poesie, dalle quali la sua identità emerge attraverso strutture classiche e contemporanee e attraverso un messaggio energico e cristallino.

Il lettore all’interno de “Il viaggio” può addentrarsi in un vero e proprio percorso segnato dalla malinconia del ricordo, dal contatto con la natura che fa riaffiorare il fanciullo che è in noi e dall’accostamento delle emozioni per rivelare la vera essenza. Un viaggio volto a trovare la via d’uscita risalendo “a riveder le stelle”. La depressione, la solitudine, la non accettazione di sé si ergono di fronte al lettore come ostacoli, che Alessandro impara ad aggirare, arrivando alla beatitudine, all’appagamento dei sensi.
All’interno del libro emergono poesie profondamente spirituali dall’espressione rispettosa, come “5 marzo 2020” che rappresenta il crudo spaccato della fine di una vita e le due poesie dal tratto malinconico che risiedono in un’eternità d’istanti “Il vecchio del villaggio” e “Sospiro del tramonto”.

La scoperta della poesia per l’autore è stata determinante: porta con sé la carezza dell’istinto materno, la somiglianza di una sorella, la sensualità di un’amante. In poche parole la poesia è rifugio e manifestazione dell’amore che ci portiamo dentro.

L’altra raccolta di poesie che Alessandro ci ha presentato, nonché temporalmente la sua prima opera letteraria, presenta il titolo “La volpe di fuoco”. Una volpe infuocata che corre nella selva avvolta dalla nebbia in preda all’affanno. Un animale mitologico che Alessandro si figura come un amico immaginario, a infondergli fiducia e calore. Il fuoco attorno alla volpe è quello che l’autore si porta dentro durante la manifestazione della sua ispirazione poetica; mentre l’animale incarna la personificazione della poesia stessa, quella figura femminile che accompagna i suoi passi e dà sicurezza per un’accettazione totalizzante.

Rapporti sociali, valore della famiglia, dolore persistente, legittimazione poetica della solitudine che riprende i risvolti del periodo romantico, sono gli argomenti che spiccano all’interno di questa raccolta poetica. Nella poesia “Caro amico” ad esempio le tematiche della natura e della malinconia si incontrano, mettendo in risalto il valore dell’amicizia. Un’altra poesia di rilievo è “Dannato fui” nella quale sorge una nuova tematica, quella di un amore straziante che parla di una gioia immensa ricevuta in dono per la quale sconta una pena di contrappasso. D’altronde ogni poeta ha la propria musa ispiratrice che anima il cuore e la poesia stessa incarna il concetto di amore.

La catarsi del dolore secondo Alessandro Pagni

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